Una mostra alla Kunstverein di Francoforte indaga il rapporto tra realtà e percezione
Valentina Tanni | Artribune, 29 October 2017
Fotografia, scultura, grafica 3D e realtà virtuale. Sono tante le tecniche usate in questa mostra per indagare una questione che non passa mai di moda: la percezione del mondo. “Perception is Reality” è alla Kunstverein di Francoforte fino al 7 gennaio 2018.
È un tema allo stesso tempo antico e attuale quello scelto per la mostra Perception is Reality. On the Construction of Reality and Virtual Worlds, allestita alla Kunstverein di Francoforte fino al 7 gennaio 2018. Il progetto espositivo, ideato dalla direttrice del museo Franziska Nori, alla guida del museo tedesco dal 2014 dopo sette anni di permanenza alla Strozzina di Firenze, affronta infatti il delicato tema del rapporto tra realtà e percezione. Come vediamo il mondo? In che modo i meccanismi di ricezione e le attitudini cambiano la nostra percezione della realtà? E, infine, quanto influisce oggi sulla nostra visione l’estetica degli universi virtuali? Queste le domande impellenti a cui la mostra si sforza di rispondere, mettendo insieme un gruppo di installazioni realizzate con tecniche diverse: fianco a fianco nelle sale troviamo infatti lavori analogici come le sculture di Hans Op De Beeck e le fotografie di Tomas Demand, accanto a progetti digitali come il videogame Everything di David O'Reilly o l’installazione in realtà virtuale Wetware di Manuel Roßner, solo per citarne alcuni.
“La mostra solleva delle domande sulle condizioni di base della percezione nella nostra epoca; sul modo in cui costruiamo la nostra concezione della realtà a partire da esse. I sistemi tecnologici connettono le persone, i dati e i processi in modo sempre più stretto. Le tecnologie immersive tenderanno a sostituire gli ambienti analogici con stanze virtuali, cambiando in modo radicale il modo in cui lavoriamo, interagiamo socialmente e organizziamo il tempo libero”, commenta la curatrice, sottolineando come le evoluzioni tecnologiche rappresentino comunque il punto di partenza della sua riflessione.
Una riflessione che però sceglie di articolarsi in maniera complessa, lavorando in modo ampio sull’idea della “costruzione di mondi”, intesa sia come capacità di ingannare l’occhio, simulando un ambiente naturale, sia come storytelling in senso più classico. Tra i lavori in mostra, segnaliamo inoltre la presenza di una stanza dedicata al Dipartimento Zentrale Fototechnik und 3D-Tatortvermessung della Bayerisches Landeskriminalamt, ossia ai materiali prodotti dal dipartimento della Polizia Bavarese che si occupa di fotografia e 3D applicati al settore criminale. Per la prima volta vengono mostrate al pubblico le rappresentazioni virtuali di scene del crimine, le ricostruzioni tridimensionali dei corpi usate dalla medicina forense, le simulazioni in realtà virtuale che vengono utilizzate per verificare testimonianze, rintracciare prove e ricostruire le dinamiche dei fatti. Una scelta interessante, questa, che permette allo spettatore di comprendere a pieno fino a che punto le nuove tecnologie influenzino la nostra realtà in una sfera di amplissimo raggio che coinvolge settori come la comunicazione, le relazioni sociali e l’intrattenimento, ma anche la scienza, la medicina e la giustizia.